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AL PARADISO DEI GIOCHI ASTRATTI

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 L' INCOMMENSURABILE PIACERE DELLE COMBINAZIONI VINCENTI

 

 

Quando si parla di giochi astratti, bisogna dapprima disfarsi di un'immagine riduttiva e ingannevole : quella di un puro rompicapo, sterile perché sconnesso dal mondo reale, e riservato ai professori "Nimbus". 

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Di fatto essi rinviano al più profondo dell'esperienza e dell'avventura umana; modellano situazioni della vita di tutti i giorni, dove alla forza brutale dobbiamo opporre finezza e astuzia ; ci fanno rivivere lo scontro tra Ulisse e il ciclope, tra Davide e Golia.

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E dato che si tratta di giochi, abbiamo il diritto di perdere, di imparare dai nostri errori, gli stessi che nella vita "vera" si rivelerebbero irreparabili.

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In più noi godiamo di un privilegio raro: nel loro territorio sono bandite la sfortuna, l'iniquità, la dominazione dei grandi numeri e la sproporzione delle forze.  I mezzi schierati non fanno differenze ; sia chiaro dovremo mostrarci giocatori abili, poiché la scusa del "sono sfortunato" non sarà più valida.

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Sia che vinciamo o che perdiamo, assaporeremo i piaceri che procurano l'eleganza di un espediente, lo spuntare di una nuova idea, se non di un concetto inedito.

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Claude LEROY appartiene alla generazione di creatori che, dagli anni 80, é partita dal principio che accanto agli Scacchi, al Go, alla Dama e all'Othello-Reversi, esistesse la possibilità di giochi radicalmente differenti, semplici in quanto alle regole, ma contenenti , a livello umano, un numero illimitato di combinazioni. In quanto tale, é stato più volte coronato, al suo debutto, dal Concorso di Creatori di Giochi di Boulogne-Billancourt, in particolare per Gygés, Escampe-Manà, Kengi, solo l'inizio di una lunga serie di produzioni originali, nelle quali la critica internazionale ha ben voluto vedere tanti nuovi classici.

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